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280. Francesco Sforza al Consiglio segreto 1451 febbraio 11 Lodi

Francesco Sforza ricorda ai membri del Consiglio segreto di avere egli ordinato che Galeotto Ratti fosse il giudice nella causa tra i gentiluomini di Meda e i fratelli Avvocati.

[ 74v] Dominis de Conscilio secreto.
Nuy commetessemo la causa et differentia che vertisse fra li gentil homini da Meda da una parte et li fratelli delli Advogadi dall'altra parte ad lo egregio doctore misser Galeotto Ratto, nostro capitaneo de iusticia. Et circha tri dì inanze noy ne partissemo da Mediolano la parte di Advogadi ne dixe che havea in suspecto lo dicto misser Galeoto et supplicono che volessemo toglierla de mane del dicto misser Galeoto et remecterla denanzi ad vuy, unde noy, per non dare casone alli altri che mettano in suspecto ali nostri officiali, considerato che ad noy non saria stato honore veruno, gli respondessimo che per cosa alcuna non removeriamo dicta causa dale mane d'esso misser Galeotto, ma che eramo bem contenti che dicto misser Galeotto fosse insieme con vuy et che intendessove da luy tutto quello haverà facto in questa causa et, essendosse ben portato et facto quello vole et richiede la ragione et iustitia, vuy dovessivo ordinare al dicto misser Galeotto che exequisse et facesse rasone alle parte, per modo che veruna d'esse iustamente se potesse gravare. Et in quella matina propria ne partisseno da Mediolano dicessimo queste medesime parole et resposto ad Raphael da Vimerchato, nostro secretario, et ordinassimoli ve dovesse dire et refferire per nostra parte, ad ci che vuy fossive informati della mente et voluntà nostra. M siamo informati como vuy haveti tolto dalle mane del dicto misser Galeotto dicta causa, della qual cosa ne maravigliamo assay, perché non è stato ponto sequito quello che noy haviamo ordinato, et haveti messa dicta causa in mane de misser Cidrone da Roma et tolta de mane d'esso misser Galeotto. Et, perché questo ritorna in grande detrimento del honore del dicto misser Galeotto et per non dare casone ad altri che mettono in sospecto li nostri officiali, vogliamo che dicto misser Galeotto sia quello debbia vedere, intendere, determinare et sententiare in dicta causa quanto richiederà la rasone et iusticia. Et, perché haveti posto dicto misser Cidrone, per non farli mancamento, siamo contenti ch'el dicto misser Cidrone sia in compagnia et insieme con il dicto misser Galeoto a vedere et intendere questa cosa, ma la sentencia volemo daghi esso misser Galeotto. Et cossì vogliati ordinare et committere che questa nostra voluntà sia messa ad executione senza exceptione alcuna. Laude, xi februarii 1451.
Cichus.