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170. Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo 1452 febbraio 7 Milano.

Francesco Sforza comunica ad Antonio da Trezzo di essere soddisfatto di quanto deciso dal marchese di Ferrara circa le terre dovute a Fieramonte, marchese di Villafranca e , in particolare, che l'Estense non intende intromettersi ulteriormente in questa vicenda. Vuole che insista presso il signore di Ferrara perchè stimoli gli uomini delle terre del Fieramonte a essere ossequienti verso di lui assicurandoli la remissione di qualsiasi loro mancamento.

Antonio de Trizio
Antonio, havimo inteso quanto ne hai scripto per una tua data al ultimo de li passato circha li facti de Fieramonte, marchexe de Villa Francha, et de quello hai facto et dicto cum quello illustre signore marchexe et della risposta qual te ha data circha de ciò. Restiamo advisati et per toe et per sue lettere, commendandote adonche deli modi per ti servati et rengratiando la soa signoria de quello dice essere contenta de mettere le dicte terre in libertà et far intendere chiaramente che non se vole più impazare d'esse. Respondemo brevemente che siamo contenti de questo ultimo partito et volimo conforti et preghi la signoria sua per nostra parte gli piacia exequire et mandare ad effecto questa deliberatione et mettere le dicte terre in sua libertà et fare intendere ali homini d'esse, mediante el suo commissario qual dice voler mandare et per qualunque altro modo, ch'el non se voI più impazare d'esse, et non solamente li voglia dare ad intendere questo, ma etiamdio confortare li dicti homini ad essere obedienti et darse al prefato marchese Fieramonte. Recordando alla signoria sua che interponendose ley in questo et facendo da bon senno, como siamo certi farà, sì per lo debito [ 44v] et rasone, sì etiamdio per compiaciere ad nuy, a quali é recommendato quindici anni passati, non dubitiamo puncto essi homini faranno el debito suo et se daranno ad esso Fieramonte per lo qual promettimo nuy che, per cosa habiano commissi li dicti homini in darsi ala signoria vostra nì in altro, non portaranno may pena nì punitione alcuna, immo saranno sempre ben tractati et ben veduti come se may non havesseno commisso manchamento alchuno. Et in tutto questo vogli usare ogni studio et diligentia tua et fare quanto te sarrà possibile a ciò che questa restitutione habia effecto. Mediolani, vii februarii 1452.
Cichus.