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1706. Francesco Sforza a Tristano Sforza 1452 novembre 21 Gambara.

Francesco Sforza informa il figlio Tristano di essere informato da molteplici fonti che i nemici intendono fare una cavalcata a Calvisano con il proposito di impossessarsi di quella terra, anche con l'appoggio di amici e partigiani di Venezia. Quantunque creda alla fedeltà dei paesani, tuttavia vuole che si rinforzi la porta verso Isorella e, d'accordo con Leonardo Scalino, i consoli e i maggiorenti del posto si mettano poi alla sua guardia quei fanti sulla cui fedeltà si ha certezza.

[ 409r] Domino Tristano Sfortie, et cetera.
Tristano, per molte et molte vie havemo inteso et semo etiamdio stati advisati che li nemici dicono pur et fanno pensero de fare una cavalcata lì ad Calvisano cum speranza de havere quella terra con lo adiuto de alchuni deli homini d'essa terra alla Abella Averta che glie hanno deli amici et partesani, quali faranno et diranno per lo stato de San Marco. Et quantuncha noy non crediamo che in quella terra habino intendimento cum persona alcuna, perché semo certi tucti sonno nostri boni et fideli servitori, niente de manco per tore via ogni speranza ali dicti nemici che havesseno in recuperare quella terra per questa forma che loro dicono, ad noy pare, et cossì vogliamo che omnino se metta in forteza quella porta dela terra che responde al molino verso Isorella. Et cossì te retrovaray cum Lionardo Schalino et cum li (a) consuli et principali de quella terra per dare forma et ordine che dicta porta se metta in forteza, advisandote che nostra intentione è che la dicta fortificatione se faza ad nostre spese, nì volemo che quello comune ne senta graveza alcuna. Et quando serà facta forte la faray guardare da quelli nostri fanti quali tu congnoscerai essere ad noy fidati, dela qualcosa l'homini de quella terra, quali sonno nostri servitori et desyderano el ben del stato nostro et che hanno voglia de vivere bene et goldere el suo in reposo, ne haranno ad essere contentissimi, et quelli che havesseno captivo animo verso noy haranno caxone de non pensare de fare cosa alcuna contra el stato nostro, cognoscendo esserli tolta la via de podere farne (b) male cum la secureza de quella porta, et ali nemici ancora se levarà lu pensero, (c) fundamento et speranza havesseno ad rehavere dicta terra, como è dicto de sopra. Ex Gambara, die xxi novembris 1452.
Iohannes.

(a) Segue consili depennato.
(b) In A farene con la prima e depennata.
(c) Segue et depennato.