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1903. Francesco Sforza a Francesco da Reggio, a Battista da Azzanello e a Marco de Raimondi (1452 dicembre 4) Gambara.

Francesco Sforza scrive a Francesco da Reggio, a Battista da Azzanello e a Marco de Raimondi di essere stupito per quello che ha saputo da Giovanni da Sommo circa la renitenza del podestà di Castelnuovo a render conto delle cose amministrate, perchè dal duca è stato solo incaricato di indagare sulle robe e le biade di Giacomazzo, lasciandone l'amministrazione a loro. Il duca gli chiederà, perciò, di rendere conto a Giovanni delle cose da lui amministrate fin al presente e scriverà agli uomini di Castelnuovo di dare ogni aiuto possibile a Giovanni. Ha anche scritto a Sagramoro di conservare tutto integramente, dicendosi sorpreso che sia stato venduto del fieno, avendone, nell'inverno, il duca bisogno per i soldati; il duca intende acquistare tutto il rimanente fatta eccezione di quello necessario al figlio di Giacomazzo per le sue bestie.

Francesco de Regio, Batiste de Azanello et Marcho de Ramondis.
Dilecti nostri, habiamo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scrivete, et quanto etiam ne ha referito Zohanni da Sommo, vostro mandato, dela renitentia de quello potestate de Castelnovo in denegarve le cose et cetera; dicemo che multo ne rencressie et non è puncto nostra voluntà ch'el faza tale renitentia, imo perchè nostra voluntà è ch'el indagha tucte le robbe et biade che furon d'esso messer lacomazo, et che lui lassa fare et aministrare como pare et piace ad voi. Gli scrivimo de novo per la alligata ad compimento, et gli comandiamo ch'el debia rendere raxione dele cose aministrate per lui hactenus al predicto Iohanne, al quale havemo commesso il sindicato suo, come ne havete rechiesto; et azò ch'el possa meglio exequire questo sindicato scrivimo per la alligata ali homini de Castelnovo che queli dagano aiuto et favore, secondo che lui richiderà. Ceterum ve avisamo anchora como nui scrivemo a domino Sacramorro che non pigli cosa alcuna da quelle robbe, immo che le conserva integramente s'ell'à cara la gratia nostra. Alla parte che ne scrivete delli feni che sonno venduti, ve dicimo que de questo ne maravigliamo, perchè, havendo nui ad invernare le gente nostre, è necessario il feno ad nui et non lo dovevate vendere; pur, perchè non possiamo fare con mancho, ve dicimo che debiate lecentiare dicti bergamini et le loro bestie, dicendoli che vadano in Piasentina o altrove, dove gli è del feno, perchè quello che è lì lo vogliamo per nui. Et cusì vi dicimo che non lo lassiate movere per veruno modo, como che scrivimo al podestà de Castellione, avisandove che nui ve lo vogliamo però pagare tucto quello che ne pagaria un altro. Siamo ben contenti che le proprie bestie del pucto possano usare del dicto feno che è in Castelnovo, ma tucto el resto del feno, che non sia per uso delle dicte soe bestie, lo vogliamo per nui, cusì quello de Castelnovo como quello de Castellione et Formigara, et ve lo farimo pagare quello che serve trovasse da altri. Ex Gambara ut supra.
Bonifacius.
Cichus.