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1909. Francesco Sforza al commissario di Castelleone 1452 dicembre 5 Gambara.

Francesco Sforza scrive al commissario di Castelleone di aver saputo dal suo famiglio Donato che gli uomini del luogo vendono il fieno a due ducati il carro, cifra che il duca ritiene esorbitante. Vuole, perciò, che il commissario intervenga perché quegli uomini vendano ai soldati fieno e frumento per un prezzo adeguato e onesto. Gli ordina poi di dire ad Antonio Trecco, che ha comprato del frumento del defunto Giacomazzo, che non se ne occupi e ammonisca i fattori di Giacomazzo a non lasciar toccare un grano di frumento, perché il duca intende acquistarlo tutto per la sua gente d'arme.

Comissario Castrileonis.
Donato, nostro famiglio, ne scrive che li homini de quella terra voleno vendere el feno dui ducati el carro, et che lì non se trova formento da vendere, et perché li homini non lo voleno dare, dela qualcosa multo ce maravigliamo, prima perch'el feno non vaI tanto pretio, et volendo mectere ac quelli nostri soldati più che non vale, ne pare una stranea cosa; del formento ancora (a) sappiamo che gle n'è assai, presso li homini, da vendere. Et però te comectiamo et volemo debbi provedere che quelli homini vendano del feno alli soldati per pretio competente, et anche del formento et non scorticarli oltra l'onesto et competente, [ 448r] perché, quando faciano altramente, gli lo farimo dare per modo che non saranno troppo contenti. Et perché intendiamo che Antonio Trecho ha comprato lì el formento del quondam messer Iacomazo, el che è contra la mente nostra, volimo mandi a dire al dicto Antonio che non se debia impazare del dicto formento, et anche dichi ali factori de esso messer Iacomazo che non ne lasseno movere uno granello, perché lo volimo comprare nui per dare alle nostre gente d'arme. Ex Gambara, die v decembris 1452.
Irius.
Iohannes.

(a) ancora ripetuto.