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248. Francesco Sforza al podestà di Cremona 1452 marzo 3 Milano.

Francesco Sforza dice al podestà di Cremona che ritiene logico che Giovanni Co Grosso e i congiurati di Fiorenzuola, ben sapendo quello che loro spetterebbe poi, siano restii a confessare. Vuole che ricorra ad altri interrogatori, mettendoli alla tortura, risparmiando, per il momento da quella, il solo Co Grosso, pur minacciandogliela.

(a) Potestati Cremone.
Havemo veduto le informatione del tractato e imputato a Iohanne Co Grosso et ali altri da Fiorenzola contra del stato nostro. Et perché in simili tractati non se possono havere chiare probatione, perché si fanno in secreto et perché sonno descoperti, i delinquenti sonno duri a confessare, informati dela gran pene che, confessando, de raxone se li impone, la raxone permette, et anche il conflitto, che non se observi solemnità e forma che se usano neli altri delicti, come per altre ve scrissemo ad questi dì. Et però volemo che cum ogni suttilità et intellecto investigati et inquirite questo facto, siché la verità vengha ad lucem, repetendo de novo et in meglior forma le examinatione facte et circhati anchora de havere dele altre, perché ve danno pieno arbitrio et autorità de tormentare chi ve parerà, non mettendo però per questa fiada ala tortura Iohanne Co Grosso, ma semo contenti monstriati de volerlo tormentare et condurlo fino ala corda per vedere se vole dare altro, avisandoce como exequirite, che ve scriverimo il modo haverite poy ad tenere. Et conclusive fate per modo che, nì per negligentia né per altre casone dal vostro lato non manchi che la verità se trovi. Data Mediolani, iii martii 1452.
Ser Andreas.
Andreas Fulgineus.

(a) Precede Domino depennato.