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345. Francesco Sforza al podestà, al referendario e ai presidenti agli affari di Cremona 1452 marzo 31 Milano.

Francesco Sforza ritorna a ribadire al podestà, al referendario e ai presidenti agli affari di Cremona la necessità di una maggiore sensibilità ai gravi oneri che i contadini extracittadini sopportano (oneri, quali i carichi per i soldati, ignorati dai cittadini). Ha concesso loro per il ricupero delle ventimila moggia di frumento offerte di tassare, ma non di "scortecare, nè disfare dal mondo" i contadini abbienti.

[ 88r] Spectabili ac nobilibus viris potestati referendario ac deputatis presidentibus negotiis civitatis nostre Cremone.
Dilecti nostri, nuy ve scrissimo hieri della querela havevamo havuto per li furmenti tassati in Cremonese alli condatini (a) et ne mandassemo incluse due querele havemo havuto, como havereti veduto. De poi sonno venuti da nui alcuni dal Castellecto, exibitori presenti, quale simele modo se gravamo del furmento gli haveti tassato condoglendosi che alloro saria impossibele recuperare quella summa de furmento gle è taxata. Siché, como per l'altra ve habbiamo scripto, comprendemo che al taxare de questi contadini de fuora non se ha quella advertentia et consideratione se doveria havere, considerate le spese de soldati et le altre spese hanno quelli de fuora, delle quale non senteno quilli della città. Pertanto ve scrivemo et replicamo vogliati portarvi al tassare de quisti contadini maturamente et cum bona consideratione, siché non si daghi caxione alli contadini de venire a spendere il suo a Milano et ad rompere il capo ad nuy che non ne possiamo dire quanto despiacere habbiamo a sentire simile lamente, advisandove che, benché nuy (b) concedessemo il capitulo che se possessero tassare li contadini de fuora iuxta ipsorum possibilitatem, non intendemo però che li homini se debbiano scortecare né desfare dal mondo. Siché fate per modo non ne habbiamo più lamenta. Data Mediolani, die ultimo martii 1452.
Zannetus.
Cichus.

(a) Così in A.
(b) Segue concedessino depennato.