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38. Francesco Sforza a Manfredo da Forlì 1452 gennaio 7 Lodi.

Francesco Sforza scrive a Manfredo da Forlì di prendere atto che l'incanto per abbattere le case delle bollette è andato deserto. Gli farà avere il danaro per fare eseguire i lavori che riterrà opportuni. Dissente dalla sua procedura per la fornitura dei sandoni: vuole che trovi un "maistro" che li faccia fare, anzichè bandire, come Manfredo ha deciso, che ognuno faccia i propri.

[ 10r] Manfredo de Forlivio in Cremona.
Havimo recevuto due tue lettere et inteso quanto scrivi circa al facto de l'incanto de butar zuse le case delle bolette, che non è nissuno le voglia aboccare, et che non sarà più spesa ad metterli le opere che de incantarle et cetera: dicimo che restamo advisati de tucto. Darimo modo al facto del dinaro et poray exequire quanto meglio ti parerà cum più nostro avantagio, et similiter poray dare opera al facto del piacto, ma advisane quanti dinari vogliono per lo piatto, chè no(n) ce hay resposto ad questo. Alla parte delli sandoni, non ne pare che habbi facto bene de voler far bandire che zaschuno faza li suoy, perchè pare se daga una graveza de quello che non è, ma haveristi facto meglio de andare ti in persona ad tucti li luoghi, quali denno fare la rata sua, et trovare el maistro et fare ch'el maistro veda quello se habia ad fare et ordini dicti sandoni, che facendo cussì, et intendendo li comuni le cose haveranno ad far loro, non li parerà graveza, et farannose più presto et più volontieri. Et cussì ne pare che tu debbi fare, et poi ne advisarai come haveray facto. Ex Laude, die vii ianuarii MCCCCLII.
Cichus.