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512. Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo 1452 maggio 31 Genivolta

Francesco Sforza(in prosecuzione della missiva sopra troncata) informa Antonio da Trezzo che i Veneziani si sono presi Covo, Antinoro e Fontanelle, località indifese e di poco conto ("haveano consentimento da nuy se acordassero"). I Veneziani hanno poi scorazzato per il Milanese e la Martesana, ma senza far prede, perchè la gente aveva tutto messo al riparo. Lo informa che ora s'è portato sulle rive dell'Oglio a Genivolta, in attesa che il giorno seguente lo raggiungano il marchese di Mantova e suo fratello Alessandro e di individuare se i Veneziani sono a Geradadda. Continuarà a braccarli "como fa el braco da rete che cercha le quaglie". Da ciò Antonio può comprende che quanto il visdomino e gli altri Veneziani narrano a Ferrara sono "tante novelle e tante zance"

[ 134r] Antonio de Tritio.
Tu haveray inteso per tre nostre lettere li modi hanno tenuti Venitiani cum romperne guerra et quello che hanno facto et sequito; el quale rompere de guerra l'hanno facto cum tanta dishonestade, inganno et manchamento loro quanto dire se possa, perché havevano dicto che volevano ben vicinare et vivere im pace et che non se moveriano ad guerra che non ne advisassero de tri dì inanzi. Siché stando socto quella speranza non stavamo altramente providuti né nostra intentione era de fare novità alcuna, alli apparati che haveamo facti erano perché vedendo la mala dispositione loro, per trovarsi qualche reparo dal canto nostro alla nostra deffensione (a) pur quello primo dì che guadagnarono molto pocho, che forsie ad faticha hariano possuto dare da cena ad L o sexanta persone de tucto quello guadangno. Da poy tolsero Covo et Antignago et Fontanella, le quale terre sonno de pochissima facultà et forteza, che non se sariano potuto tenere; et per questo haveano consentimento da nuy se acordassero, perché in una ora retorneranno quando gli lo mandiamo a dire. Dapossa, hanno corso in Milanese et in Marthesana, et questo hanno facto per posser dire che habiano corso ad Millano, cioè in Marthesana, ma in questo è stato più la perdita loro ch'el guadangno, perché, lì dove corsero, li homini già erano reducti cum loro bestiame et cose, siché non gli trovarono niente. Et queste sonno le cose che hanno facto fino adesso perché, como havimo dicto, ne hanno (b) colti improvisi che non eravamo insieme. Hor mò te advisamo, como nuy havimo adunate tucte le nostre gente et siamo vinuti qui in Riva d'Oglio ad Zovenolta, et nissuno gli mancha, se non lo illustre signore marchese de Mantoa et Alexandro, nostro fratello, quali debbeno vinire domane. Expectaremo essere advisati s'el campo de Venitiani, quale è in Gieradadda, farrà mosta nissuna, perché de subito intendiamo accostarse a loro per andarli ad atrovare. Et gli andaremo cerchando tanto, como fa el bracho da rete che cercha le quaglie cum lo naso tanto che le trova, perché, trovati che gli haverimo, che li possiamo mettere le granfe adosso, te farimo sentire delle novelle che te havimo facto sentire de l'altre volte. Siché el visdomino et li altri Venitiani, che sentiamo hanno dicto lì in Ferrara tante novelle et tante zance delli miracoli ha facto el campo suo, se vergognaranno da per loro stessi havere dicte le bosie. Te havimo voluto scrivere questa perché tu sappii le cose como sonno passate fino adesso et in qual termino se trovano, et che quello signore duca, nostro fratello, perché nuy de passo in passo te advisarimo come le cose passaranno. Data in villa Iuvenalte, die ultimo maii (c) 1452.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit (d) domino Sceve de Curte. Die suprascripto.

(a) Segue socto quella speranza depennato.
(b) Segue tol depennato.
(c) maii in interlinea su iunii depennato.
(d) Segue Antonio de Tri depennato.