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577. Francesco Sforza al podestà di Castelleone 1452 giugno 28 "apud Trignanum".

Francesco Sforza dice al podestà di Castelleone di rendere a Longaretto e al provisionato ducale Niccolò da Treviso le due cavalle. Se i due fossero partiti da lì e andati in terre nemiche e fossero ritornati lì con quanto guadagnato, avrebbero dei dubbi che il loro salvacondotto "non li fosse rocto". Ma venendo dei soldati sforzeschi da territori nemici con roba guadagnata in terra sforzesca, nulla osta che portino detta roba a casa loro o dove credono.Quanto alla scoperta fatta da Antonio, se egli è uomo di quella terra, vuole che lo faccia andare dal duca, se, invece, fosse un soldato, lo metta agli arresti. Provveda che le biade si raccolgano tutte nel territorio.

Potestati Castrileonis.
Havimo inteso quanto ne hay scripto de quelle due cavalle, che hay destenute per dubio della roctura del salvoconducto che ha quella nostra terra, quale cavalle sonno de Longarecto et Nicolò da Triviso, nostro provisionato. Ad che respondendo te dicimo che, se li dicti nostri fossero partiti de lì et andati poy ad correre in terreno delli inimici, et che cum lo guadangno fosseno poy retornati pur lì ad questa, forsi quilli homini nostri haveriano qualche rasone et dubio che lo salvoconducto non li fosse rocto. Ma venendo delli soldati nostri de terreno delli inimici cum robba guadagnata in quella nostra terra, dicimo che non ne pare honesto, né il dovere el vole 150v che non se posse condurre et portare dicta robba ad casa sua, o in le altre terre nostre, perché quando questo fosse, li nostri homini d'armi et famigli che sonno in campo et che stanno in quella terra, non poriano portare la robba che guadagnassero deli inimici in essa terra. Sichè non ne pare che non receptando vuy gente che se reducano lì et poy retorneno dello terreno de inimici pur lì cum robba d'essi inimici, non debiati dubitare che se intenda essere rocto lo salvoconducto vostro, et però vogli le sue cavalle alli dicti Nicolò et Ungaretto. Alla parte de quella inventione che ha facta Antonio Scarone dicimo che se dicto Antonio è homo de quella terra, volimo li comandi vengna quì da nuy, sì vero fosse soldato, volimo che debie destinire et advisare nuy. Fa che cum solicitudine et presteza tucte le biave se reducano prestissimo dentro de quella nostra terra, et che non se gli perda tempo veruno. Data in castris nostris felicibus apud Trignanum, die xxviii iunii 1452.
Zaninus.