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61. Francesco Sforza al marchese di Ferrara 1452 gennaio 13 Lodi.

Francesco Sforza esprime all'Estense la sua ambascia per le notizie contradditorie circa la venuta del re dei Romani per cui ha rallentato i preparativi per mandare la sua rappresentanza a Ferrara e ora è in affanno di dover riprendere e accelerare tutto. Lo supplica di fargli sapere "il vero et certo" perchè egli si comporterà in base a quello che il marchese gli scriverà.

Domino Marchioni Ferrarie.
Illuster et cetera, come la signoria vostra sa già, più dì fo dicto che la maestà del Re di Romani doveva vinire in Italia et cussì essa maestà scripse alla signoria vostra et ad altri signori de Italia, nuy alhora ordinassimo, come la sua maestà fosse ad Ferrara, de mandarla ad visitare, et alhora fecimo fare li apar(e)chiamenti de quello bisognava, credendone che dovesse vinire alhora, per modo che, se fusse venuta ad quello tempo, ogni cosa saria stato in ordine ad tempo. Da poi fo dicto che la sua maestà non veniva et che questa sua vinuta era refredata per alcune cose sequite de là, noy alhora fecimo soprasedere questi aparechiamenti, credendone che la prefata maestà non dovesse vinire fino alla primavera, per modo che deli apparechiamenti nostri bona parte anchora restano ad farsi. Mò, como la signoria vostra sa, la prefata maestà se ne ven via, et questa sua vinuta [ 15v] è stata tanto presta et subita, che dubitamo non haver tempo de fare questi apparechiamenti havevamo deliberato fare ad tempo che possiamo mandare ad visitar essa maestà lì ad Ferrara, perchè intendimo nè sarà pensiero de indutiare troppo lì ad Ferrara, perchè ogni honore et manchamento nostro saria pur della signoria vostra. Adciò sapiamo quello habiamo ad fare et che lo possiamo far ad tempo, stringimo et pregamo, cum quanta instantia ad nuy sia possibile, la signoria vostra che immediate, havuta questa, senza alcuna dimora per proprio cavallaro voglia advisarne chiaramente del dì che la prefata maestà se ritrovarà ad Ferrara et quanti dì delibera indutiare lì, et de questo, quanto più possimo, caricamo (a) la signoria vostra, como anche intenderà la signoria vostra da Antonio da Trezo, nostro cancellero, al quale ne scriviamo. Ben cari(ca)mo la signoria vostra voglia sforzarsi da advisarne (b) il vero et certo perchè nuy ne governarimo come la signoria vostra ne scriverà. Data Laude, die xiii ianuarii 1452.
Cichus.

a Segue caricamo depennato.
b Segue ben caricamo la signoria vostra depennato.