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632. Francesco Sforza all'abate di Castiglione 1452 luglio 7 in castris nostris apud Trignanum.

Francesco Sforza ripete all'abate di Castiglione quanto già gli ha fatto sapere che vorrebbe assegnare l'abbazia a un suo affezionatissimo servitore facendo in modo che egli (abbate) abbia una pensione annuale per cavarsela "condecentemente" . Ha, però, inteso che lui è in trattative per pernutare l'abbazia con una chiesa nel Parmrense. Inaudito checiò faccia "senza saputa" del duca. Gli comanda , pertanto, di rinunciare "voluntariamente et di bono animo" all'abbazia se ancora vuol rimanere nelle grazie del duca che tanto l'appetisce.

Domino abbati Castroni Parmensis.
Como doviti sapere per fino del mese de zenaro proximo passato, vi fecemo dire, per lo reverendo monsignore misser lo vescovo di quella nostra città, che per certi respecti, et anche per farne a piacere et cosa gratissima, volesti liberamente cedere et renuntiare a quella abbatia , quale vuy teneti in mane, de uno nostro afectionatissimo servitore el quale volemo recognoscerlo in quello modo et gratificarnelo più che podessimo per certa bona consideratione, cum questo perhò che volevamo ve fosse tassata certa annuale pensione per modo che podesti vivere condecentemente. El che facevamo, sì per fare cosa grata al dicto nostro servitore, sì etiamdio per levare una grande parte delli affanni vostri. Et non ne facesti sopra ciò fare resposta alchuna. Hora mò havimo inteso che seti per volere fare permutatione della dicta abbatia in una chiesia de Parmesana, della qual cosa non pocho se maravigliamo et dolemo, perchè vogliati fare questo senza nostra saputa. Pertanto vi dicimo et admonivo che, per quanto haviti cara et amati la gratia nostra , non vogliati fare dicta permutatione , la quale veramente ne saria molestissima, ymo ve confortiamo ad renuntiare et cedere voluntariamente et di bono animo in le mane nostra, aciò possiamo satisfare allo appetito et voluntà nostra verso el dicto nostro servitore, certificandovi che nuy le recognoscerimo da vuy ad singulare piacere et haverimolo molto grato et accepto. Data, ut supra.
Bonifatius.
Cichus.