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677. Francesco Sforza a Giovanni Caymo, commissario di Pizzighettone 1452 luglio 15 "apud Trignanum".

Francesco Sforza dice a Giovanni Caymo, commissario di Pizzighettone, di aver inteso che il ponte casca pezzo per pezzo e che se non gli si pone mano non vi si potrà più cavalcare sopra. Vuole che comandi ai maestri, che sono stati renitenti a intervenire, che smettano la sfida lanciata al duca e vadano a lavorare, perchè altrimenti farà loro capire che intende quando dice che vuole essere obbedito

[ 174r] Iohanni Caymo, commissario Pizleonis.
Sentimo che quello nostro ponte sta molto male et vassene a peza a pezo, et chi non gli remedia presto tanto pegiorarà che non se potrà cavalchare, che tucto procede perché quilli maistri non gli voglino mettere mano et ne pareno al tucto disposti vincere la puncta cum nuy in non volerli lavorare secondo che gli havimo facto rechiedere. Il perché breviter ti dicimo cussì che siamo disposti che non vinchano la puncta cum nuy, perché, como tu debbe sapere, quando altre volte hanno lavorato sonno stati molto ben pagati et cussì saranno per lo advinire. Volimo adoncha che statim tu gli comandi per nostra parte che gli vadano ad lavorare, per quanto hanno cara la gratia nostra, certificandote che se non gli andaranno gli darimo ad vedere che volimo essere obediti, et vorimo ben vedere se gli andaranno; siché faragli l'ambassiata et mostrarali questa nostra lettera perché intendano bene la mente nostra, et de quanto sarrà sequito avisarane per tue lettere. Data in castris nostris felicibus apud Trignanum, die xv iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.