Palazzo Municipale - complesso

Pavia (PV)

Indirizzo: Piazza del Municipio, 2(P),2 A(P) - Pavia (PV)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Comprende

Descrizione

Il palazzo si sviluppa su tre livelli e presenta un fronte principale di grande impatto scenografico. Sull'ampia superficie neutra, a partire dal primo piano sono addossate alte lesene con capitelli ionici e si aprono undici assi di finestre. In corrispondenza dei due portali distribuiti simmetricamente le lesene si trasformano diventando i prolungamenti delle colonne a tutto tondo che affiancano gli ingressi. Dalle stesse hanno origine gli aggetti che imprimono alla facciata un moto ondulatorio amplificato dai balconi e che, a sua volta, si trasmette alle cornici, alle balaustre e più in alto, ai balconcini. La qualità ritmica della facciata coinvolge infine gli stucchi ad altorilievo che inquadrano le finestre. Questo gioco di contrappunti fatto di moti, diversi e frammentati, dà alla facciata un dinamismo particolare, sincopato e caratteristico del barocchetto. L'oratorio si differenzia nettamente dal palazzo. La facciata infatti è caratterizzata da una superficie pressoché priva di ornamenti. Il suo movimento è appena percettibile ed è provocato dai corpi architettonici, in particolare dalla leggera concavità della parte centrale. La qualità scenografica dell'architettura in questo caso si manifesta all'interno, con un effetto "straniante", e/o di sorpresa, che svela la pianta ellittica dell'edificio. In elevazione è la struttura ad essere messa in risalto dagli stucchi bianchissimi impreziositi da eleganti dorature di gusto rococò. La decorazione ad affresco della volta di Francesco Bianchi, le quattro tele di Giovanni Battista Sassi - oggi disperse - e l'imponente pala d'altare (conservata al Museo) del varesino Pietro Antonio Magatti (Martirio dei santi Quirico e Giulitta con san Siro in gloria, 1734), che qui raggiunse uno dei suoi vertici per eleganza e spigliata misura, costituivano il patrimonio pittorico dell'oratorio. Per l'abbellimento degli ambienti di rappresentanza del palazzo venne convocato invece il cremonese Giovan Angelo Borroni (1730-33). Anche lui, stimolato dal prestigio della committenza, si esibì in una prova che ne mise in rilievo le doti di "complessità e franchezza", presenti sia nell'Allegoria della Virtù trionfatrice affrescata sulla volta del salone d'onore che nelle tele dedicate alle Favole di Diana. Sono lavori che, per l'eleganza del disegno, le composizioni ardite impostate su ricercate trame di diagonali e soprattutto per le cromie addolcite che ricordano l'intelvese Carloni, pongono il Borroni in stretto rapporto con i massimi esponenti del barocchetto lombardo e internazionale, per esempio con Mattia Bortoloni e Giovan Battista Tiepolo con i quali nel 1740 condividerà l'impresa decorativa in Palazzo Clerici a Milano.

Notizie storiche

il passaggio a Pavia del Ruggeri lasciò una traccia importante nei giovani architetti pavesi. Il suo insegnamento ebbe un influsso benefico in particolare in Giovanni Antonio Veneroni che, formatosi a Milano presso la sua bottega, fece sue le caratteristiche del maestro, diventando in breve tempo l'interprete brillante di un tardo barocco contaminato di effetti decorativi e scenografici marcati da un'eleganza squisitamente barocchetta. Questi tratti contraddistinguono Palazzo Mezzabarba, l'impresa più importante progettata e realizzata dal Veneroni. La commessa dei fratelli Giuseppe e Gerolamo Mezzabarba risale al 1726 mentre i lavori terminarono entro il 1733.

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Credits

Compilazione: Marino, Nadia (2005)

Descrizione e notizie storiche: Bianchi, Federica

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