Scuola dei poveri di Magenta (sec. XV - 1862)

Sede: Magenta

Tipologia ente: ente di assistenza e beneficenza

Progetto: Comune di Magenta: Scuola dei poveri e Congregazione di carità di Magenta

L'origine delle istituzioni di assistenza e di beneficenza magentine vanno fatte risalire all'antica Scuola dei poveri di Magenta. Questa era una confraternita laica, di probabile origine tardomedievale, con compiti esclusivamente caritativi a favore di indigenti ed infermi, la cui attività benefica ben si inseriva in una feconda tradizione magentina di beneficenza elemosiniera e consortile (1).
In realtà, si conosce poco delle origini della Scuola, che è, comunque, annoverata tra quelle di fondazione più antica, dato che il primo lascito testamentario documentabile risale al 1491, anno in cui il nobile magentino Rizzardo De Medici lasciava alla Scuola dei poveri una vigna in prato Loredo a Magenta di 12 pertiche con legati di messa a favore dei Frati minori del convento di Abbiategrasso e dei Frati di Santa Maria Nuova di Magenta (2). L'istituzione doveva a quell'epoca essersi già guadagnata credibilità e credito nell'ambito cittadino se di lì a poco, nel 1495, un certoTolomeo Boisio disponeva a suo favore 50 scudi una volta tanto senza scopo determinato (3).
Rettasi a lungo senza uno statuto e senza l'approvazione delle autorità competenti la confraternità venne eretta ufficialmente Scuola il 10 ottobre 1554 con patente dell'arcivescovo di Milano Giovanni Angelo Arcimboldi, che, riconoscendone la "lodevole ed utile" opera assistenziale a soccorso dei bisognosi, l'autorizzò a radunarsi in Capitolo, ad eleggere un Priore pro tempore, degli "ufficiali" (allora in numero di nove) ed un cassiere e le assegnò, a tutti gli effetti, i legati, i beni e i diritti acquisiti in passato, con facoltà di accettarne altri in futuro (4). Dallo stesso atto di fondazione apprendiamo che la Scuola dei poveri di Magenta, detta di Santa Maria, era stata istituita dai "maggiorenti" del borgo, caratterizzandosi fin dal XVI secolo come esclusivamente laica e nobiliare, senza finalità di culto e autonoma da autorità anche religiose; il Capitolo era formato dai membri del ristretto nobilato locale (Boisio, Lomeni, Mazenta, Crivelli) (5) che, mentre dimostrava doti di intraprendenza e dinamicità nella gestione dei vasti possedimenti terrieri di Magenta, riusciva a trovare un autorevole e prestigioso momento aggregativo nella cooperazione di carattere filantropico realizzata attraverso la Scuola dei poveri. Questa non aveva né confratelli né scolari e rivolgeva la propria opera caritativa all'intera popolazione del borgo, sostenendo e soccorrendo con elemosine quanti si trovassero in difficoltà economiche e in malattia, anche al fine di contenere, in parte, malessere e disordini sociali (6).
Nel corso del XVI secolo, ma ancor più in quello successivo, il Luogo pio andò accumulando un rilevante patrimonio composto da proprietà e capitali monetari pervenuti con lasciti più o meno cospiqui; tra questi ricordiamo quello di Giovanni Ambrogio Bossi, che la nominò erede universale, o quello del sacerdote Giovanni Antonio Capelli per £. 500 imperiali, di Cesare Crivelli e di molti altri, in buona parte membri di quelle casate già da tempo alla guida del borgo.
A partire dalla seconda metà del '600 la fisionomia del patriziato magentino cominciò a mutare a causa dell'innesto di famiglie nobili milanesi che, coll'acquisto di proprietà fondiarie nel territorio di Magenta, avevano preso a risiedere nel borgo per lunghi periodi dell'anno, pur se non in continuità, per non rischiare di perdere la cittadinanza milanese ed i benefici a questa connessi (7). Anche nella conduzione della Scuola, ai vecchi potenti si affiancarono presto i notabili milanesi: i Melzi, i Pecchio, i Cicogna, i Del Maino (8). Tale passaggio di consegne ebbe il merito di influenzare l'indirizzo amministrativo del consorzio che si fece più affaristico, aprendosi anche ad attività di prestito e compravendita, in cui venivano investiti i residui attivi di bilancio non impiegati in servizi assistenziali; la Scuola si impegnò in interventi finanziari a favore sia di privati che di enti, con la concessione di mutui alla stessa Comunità di Magenta o alla Collegiata di San Martino: nel 1743 la Chiesa parrocchiale di Magenta ricevette una sovvenzione a titolo di prestito per poter pagare le tasse d'erezione a chiesa prepositurale, mentre dopo qualche anno, nel 1748, è la Comunità del borgo a sottoscrivere un'obbligazione per poter sanare le spese straordinarie causate dal passaggio di truppe spagnole nel 1745 e nel 1746 (9).
A cavallo tra il XVII e XVIII secolo anche i servizi assistenziali si andarono diversificando, in osservanza anche a nuove disposizioni testamentarie, prevedendo un servizio di assistenza dotalizia ed uno di distribuzione di medicinali agli infermi indigenti, di cui si volle disciplinare il funzionamento con un regolamento (1761) e con un accurato controllo sull'operato degli "speziali".
L'arricchimento dell'Ente benefico fu, però, sempre garantito essenzialmente dai lasciti, che, senza soluzione di continuità, andarono a incrementarne il patrimonio anche nei secoli successivi. E' il caso dell'eredità di Carlo Francesco Besozzi, nobile milanese e ricco possidente magentino, che nel 1694 dispose una sostituzione a favore della Veneranda scuola dei poveri su tutta la sua sostanza, di cui la Scuola entrò in possesso nel 1734, quando morì, senza discendenza legittima, l'erede universale del Besozzi, il nobile Giovanni Battista Crivelli, a sua volta testatore a favore dell'Opera pia (10); insieme agli altri beni, la Scuola ereditò anche la documentazione dell'archivio personale dei due benefattori relativa all'amministrazione del patrimonio e creditizia (11).
Nel 1710 il sacerdote Francesco Pusterla, nominando suo erede universale l'Oratorio di San Francesco d'Assisi, da lui stesso eretto in Magenta, e disponendo due doti e un legato per elemosine ai poveri, istituiva l'Opera pia detta appunto di San Francesco d'Assisi, in seguito amministrata dalla più organizzata e antica Scuola dei Poveri; le due Opere pie continueranno ad avere un'unica amministrazione, pur con statuti e patrimoni separati, fino allo scioglimento della Congregazione di carità, subentrata nel XIX secolo nella gestione dei vecchi enti elemosinieri.
Nel 1784, nell'ambito delle riforme giuseppine e dell'affermazione del controllo statale sulle Opere pie, il Capitolo della Scuola dei poveri fu sciolto e l'amministrazione affidata a due commissari interinali dipendenti dalla Real Giunta delle Pie Fondazioni (12), fino al 1792, quando si ricompose l'antico capitolo sotto la guida del priore Francesco Melzi d'Eril (13).
Durante la dominazione francese si realizzò un riassetto dei Luoghi pii e nel 1807 una generale riforma dell'assistenza istituì in ogni borgo la Congregazione di carità, quale organo centrale preposto all'amministrazione di tutte le istituzioni di beneficenza e assistenza; anche a Magenta la Congregazione sostituì la Scuola dei poveri (1808 - 1825).
Al momento, però, del ripristino delle vecchie istituzioni assistenziali, in seguito alla restaurazione del governo austriaco, la Scuola dei poveri di Magenta riprese la propria consueta attività finchè, nel 1862, in forza della legge italiana del 3 agosto n. 753, vennero a cessare tutte le vecchie amministrazioni di enti benefici, comprese quelle Opere pie sorte in Magenta in seguito a nuove disposizioni testamentarie, e alla Scuola subentrò la Congregazione di carità di Magenta.
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Note
(1) Per una panoramica sulle confraternite e consorzi presenti sul territorio magentino a partire dal XVI secolo vedi Colombo 1990, parag. 6.7.
(2) Pateat del testamento di Rizzardo De Medici del 1 giugno 1491 in Archivio storico della Scuola dei poveri e Congregazione di carità di Magenta, Patrimonio, Eredità e lasciti, Opere pie amministrate dalla Congregazione di carità con atti di fondazione, b. 18, fasc. 1.
(3) Copia del testamento di Tolomeo Boisio del 27 giugno 1495, ibidem.
(4) Copia dell'atto di fondazione della Scuola dei poveri di Magenta, ibidem; per quanto riguarda l'origine ed erezione della Scuola dei poveri di Magenta vedi anche Parodi 1924, pp.12 - 13.
(5) Poichè, come si dirà meglio più avanti, gli atti della confraternita dei secoli XVI e XVII sono andati perduti, non è possibile recuperare dai verbali capitolari la composizione esatta dei Capitoli succedutisi in quegli anni; cfr. però i resoconti delle ispezioni arcivescovili del 1570 e del 1597 in Archivio storico della Scuola dei poveri e Congregazione di carità di Magenta, Patrimonio, Eredità e lasciti, Opere pie amministrate dalla Congregazione di carità con atti di fondazione, b. 18, fasc. 1 da cui si desumono importanti dati sullo stato amministrativo e patrimoniale dell'Ente.
(6) Colombo 1990, pp. 247 - 248.
(7) Ibidem, p. 4.
(8) Archivio storico della Scuola dei poveri e Congregazione di carità di Magenta, Registri, Registri delle delibere, reg. 1.
(9) Archivio storico della Scuola dei poveri e Congregazione di carità di Magenta, Patrimonio, Mutui, censi e livelli, Amministrazione generale, b. 21, fasc. 2.
(10) Archivio storico della Scuola dei poveri e Congregazione di carità di Magenta, Patrimonio, Eredità e lasciti, Eredità e legati, b. 14, fasc. 2 per quanto riguarda l'eredità del Besozzi e ibidem, b. 14, fasc. 1, sottofasc. 4 per quella del Crivelli.
(11) Cfr anche l'introduzione al sottotitolo 'Documenti di provenienza'.
(12) Archivio storico della Scuola dei poveri e Congregazione di carità di Magenta, Registri, Registri delle delibere, reg. 1, seduta del 28 novembre 1784.
(13) Colombo 1990, p. 253.

Bibliografia
- Colombo 1990
- Parodi 1924 = P. Parodi, Notizie storiche di Magenta, Abbiategrasso, 1924

Compilatori
Gliera Sonia