Ferrieri Enzo (Milano 1890 luglio 7 - Milano 1969 febbraio 4)

Progetto: Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori: fondo Enzo Ferrieri

"Il mio libro sono io, a parte la modestia". Così Enzo Ferrieri, in "Fuori dal gioco" (1) descrive la sua formazione, una preparazione trasversale, eclettica, un'educazione che fa della passione per la cultura il fulcro della sua esistenza. Giornalista, scrittore, regista, ma soprattutto grande operatore culturale con un impegno fuori del comune e una particolare originalità e fusione di esiti.
Enzo Ferrieri nasce a Milano, da Pio e Rosina Magenta, il 7 luglio 1890.
Nel 1909 si iscrive ai corsi di medicina all'Università degli Studi di Pavia, come studente interno del collegio Ghislieri, ma solo dopo qualche traversia accademica ottiene la laurea in Giurisprudenza. Respira a Pavia lo spirito della tradizione accademica di Cattaneo e Angelini.
Nel 1920, a soli trent'anni, fonda la rivista Il Convegno; in un passo del primo editoriale è condensata la sua dichiarazione di intenti: "riprendere la tradizione è legge così naturale che nessuno pensa di contraddirla". Il mensile, battezzato nel nome di Pirandello, annovera fra le firme Linati - traduttore degli Esuli di Joyce - Palazzeschi, Soffici, Croce, Carrà, Raimondi, De Chirico.
La rivista, già dai primi numeri, si presenta come un mosaico di novità: traduzioni di testi stranieri, poesie inedite, racconti di giovani letterati, saggi di critica d'arte che artisti e critici, in nuce e già affermati, offrono con regolarità, caleidoscopici sommari delle rassegne italiane e straniere.
Nell'ottobre dello stesso anno Ferrieri apre una libreria in via Montenapoleone (2), il 1921 segna l'esordio de Il Convegno editoriale, casa editrice che pubblica testi italiani e stranieri. Nel 1922 nasce il Circolo del Convegno, sede di conferenze e concerti, uno spazio comodo e signorile nei locali di palazzo Gallarati Scotti, al civico 7 di via Borgospesso, traversa di Montenapoleone.
L'attività del Circolo è intensa, comprende conferenze, concerti, letture pubbliche, iniziative tutte riconducibili allo stesso denominatore comune, l'interesse per il "coraggiosamente contemporaneo" (3). Nel Circolo si organizzano incontri con personalità straordinarie, quali ad esempio Rilke, Zweig, Du Bos. Due commenti dipingono l'essenza del Circolo: Cesare Angelini scrive "parve a un certo punto che Ferrieri avesse riempito Milano di poeti, e in via Borgospesso ci fosse il ministero delle lettere" e Valéry dice "Je n'ai jamais vu la littérature si bien logée". Come chiosa all'affrmazione del Valéry, Ferrieri nel suo dattiloscritto "Cosa è stato il convegno dal 1920 in poi" aggiunge "e riponendo nel portafoglio il magro compenso che gli porgevo per una conferenza su Leonardo e la modernità aggiungeva 'Je placerai ces pièces rares dans ma modeste bibliothéque'".
Nel 1923 il numero di maggio-giugno del Convegno, con interventi di Linati, Cecchi e Craig, introduce un nuovo mezzo, un veicolo per la divulgazione della cultura, il teatro. Nel 1924 Ferrieri fonda il piccolo teatro del Convegno - o teatro d'arte del Convegno - con sede in corso Magenta 37: l'impostazione è la stessa di Copeau (4), concentrata sull'amore per il testo, classico e modernissimo, di cui il regista deve saper determinare il giusto tempo. Sono gli anni in cui la corrispondenza di Ferrieri s'infittisce: fra le firme si riconoscono Pirandello, Rebora, Saba, Ungaretti, Montale (a ridosso dell'edizione Gobetti degli Ossi), Sbarbaro, Svevo, Bacchelli, Comisso, Debenedetti e via di seguito, oltre a un gruppo di collaboratori usuali come Linati, Titta Rosa, Levi, Angelini.
La vita del Teatro è breve, una meteora di un paio d'anni, a conclusione della quale Ferrieri prosegue il suo lavoro di regista all'Ente italiano audizioni radiofoniche - nel '28 è il primo regista della Eiar - e poi alla Radio audizioni italiane, RAI. Il primo manifesto radiofonico, "La radio come forza creativa" (1931) lo vede come autore. Il documento, concentrato sui linguaggi e sulla varietà delle forme in base al variare del pubblico, esprime una costante: "La radio deve diffondere voci radiogeniche: il che non significa le più belle. Lo stile più adatto è quello rapido, senza pause e senza sprechi, incalzante e insieme lirico".
Dal 1929 al 1952 Ferrieri trasmette circa seicento opere, scelte nei repertori di vari paesi e autori come Eliot, Synge, Schnitzler, Giraudoux, Supervieille, Svevo, Garcia Lorca. Da questa attività prende forma il volume Novità di teatro, (prima serie 1941, seconda serie 1952), che raccoglie parte dei suoi commenti radiofonici.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta torna, con nuovo vigore, l'esperienza teatrale: moltissimi gli spettacoli con la compagnia delle Novità (fondata nel '55) e con il nuovo Teatro del Convegno (1956-1960).
Una personalità eclettica come Ferrieri non può non subire il fascino della decima musa: nel dicembre del 1926 presenta al Circolo Entr'Acte di René Clair (5), cui seguono La coquille et le clergyman di Antonin Artaud oltre ad opere di Renoir, Ruttmann, Dreyer, Pabst. Più tardi, a partire dal '32, altre prime visioni di Renoir, La Chienne, Reininger Carmen, Flaherty, come ad esempio L'uomo di Aran.
Enzo Ferrieri si spegne il 4 febbraio 1969, dopo complicanze a seguito di un intervento chirurgico. Piero Gadda Conti, nel marzo dello stesso anno, scrive (6): "In questo clima, mentre i nuovi reggimenti proclamavano l'autarchia anche nel campo delle lettere, il Convegno - che aveva raccolto a sé quasi esclusivament degli antifascisti dichiarati o potenziali - essendo una accolta di uomini liberi, era destinato, a poco a poco, a morire soffocato: ciò che avvenne nel '35. Enzo Ferrieri aveva concepito la sua rivista come punto di incontro aperto a tutte le tendenze (...) Essenziale era per lui mantenere la nostra cultura alla pari con quelle degli altri grandi vicini: la Francia, l'Inghilterra, la Germania, gli Stati nordici. Questa direttiva fondamentale faceva a pugni con le fissazioni nazionalistiche ed autarchiche che andavano affermandosi nel nuovo regime".
L'intervento, se pur macchiato di expostismo in piena temperie di contestazione culturale, fa da eco a quanto Ferrieri dichiara nella sua antologia inedita (7): "più o meno erano tutti antifascisti i più intimi erano proprio antifascisti per "disposizione organica", prima ancora ce per idelogia politica (...) Parecchi erano erbei e lo si poteva anche - in un certo senso - constatare dalla qualità della critica. A suo tempo subirono persecuzioni e peggio. Negli anni che seguirono, Colorni ci morì. Levi stette poi nascosto in casa mia per due intere stagioni, Gerbi partì per Lima. Leonardo Borgese ebbe noie e ammonizioni. Io fui licenziato in tronco, dal prefetto di Torino, dal mio posto di direttore artistico della RAI nel 1931, perché privo di tessera fascista e confinato al posto di regista che, nella gerarchia dell'Ente, non aveva alcuna autorità né prestigio".
Sono gli anni dell'amarezza quelli che seguono la fine della nuovo Teatro del Convegno: le affermazioni precise di antifascismo appaiono molti anni dopo la fine del regime e dello stesso Convegno. Nelle pagine della rivista mancano allusioni dirette, che peraltro non sarebbero state possibili. Quella di Ferrieri si potrebbe definire una indipendenza passiva, dichiarata nel suo scritto "Il Convegno 1920-1940": "Il nostro scontro col fascismo ci trovò impreparati; eravamo lontanissimi per formazione familiare di raccoglimento e di studi, per gusto d'ordine, per indifferenza verso ogni carriera pubblica, soltanto rivolti alla letteratura (...) lontani dalla vita sociale e politica". In "Che cosa è stato il Convegno dal 1920 in poi" Ferrieri ribadisce "(...) la nostra opera si svolgeva soprattutto sul piano poetico ad alto livello che si prestava a essere ritenuto non pericoloso" e dichiara infine " (...) noi ci prendevamo meno sul serio e più sul serio: trattare problemi essenziali era considerato un superiore divertimento e avere rapporti con scrittori illustri era quel che Dante chiamava valori di cortesia".

Note
(1) Enzo Ferrieri, Fuori dal gioco: quasi un diario, prefazione di Eugenio Levi. Milano: All'insegna del pesce d'oro, 1970, pg. 23.
(2) "Ci si sedeva sui libri, si scriveva appoggiati ai libri, si deponeva con cura la tazza di caffè del bar vicino in equilibrio sui testi di Mallarmé, sulla Chanson pour elle di Verlaine", in Attività, "Teatro, Corrispondenza e riflessioni".
(3) Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, voce Ferrieri.
(4) La regia, Torino: (s.n.), 1955.
(5) Il fondo Ferrieri conserva il film di René Clair "Il cappello di paglia", Serie Materiale eterogeneo, Audiovisi.
(6) Piero Gadda Conti, Con Enzo Ferrieri ai tempi del "Convegno" in "L'Osservatore politico letterario", 1969, n.3, pg 16.
(7) In Attività, unità dedicate ad "Antologia, (...)".

Compilatori
Ciandrini Paola, Archivista