Evoluzione architettonica del complesso

L’insediamento di Capiate è molto antico: il recente studio multidisciplinare ha evidenziato preesistenze di epoca romana.

La località è menzionata per la prima volta nel 745, nel testamento del ricco longobardo Rottopert di Agrate, dove Capiate è qualificata come casa tributaria : le terre provenivano cioè dal fisco regio.

Dopo la caduta del regno longobardo, nel 774, i carolingi infeudano molte terre fiscali ai propri vassalli, laici ed ecclesiastici. Nella prima metà del IX secolo le terre di Capiate con l’ex casa tributaria vengono assegnate al Monastero di S. Ambrogio.

Il Monastero tiene inoltre in Capiate una curtis, cioè un’azienda agricola: i terreni sono coltivati a vigneto. Il vino viene trasportato a Milano insieme all’olio prodotto nella curtis di Limonta, sul ramo lecchese del Lario, per essere consumato dai monaci. I contadini risiedono invece a Villa Capiate.

Il nucleo di Capiate comprende in questo momento la Chiesa e il Palazzo del Gastaldo , il rappresentante del Monastero. Il castello, un recinto fortificato, viene creato intorno al X secolo per esigenze di sicurezza dei residenti e dei prodotti agricoli.

Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, il castello monastico subisce una trasformazione ad opera dalla famiglia Spini di Lecco. In questa occasione vengono aggiunti corpi di fabbrica per realizzare una “casa da nobile”, spazi agricoli e abitazioni per i contadini.

 


Dalla metà del XVII secolo l’insediamento appartiene alla famiglia Mornico, proprietaria anche di Villa Monastero a Varenna . Gli ultimi interventi edilizi realizzati dai Mornico risalgono alla seconda metà del sec. XIX, per potenziare le attività agricole e aumentare gli spazi destinati ai contadini.


L’assetto dato dal Monastero nel sec. X, a differenza di altri casi, rimane ancora ben leggibile.

 

Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre 2020 [cm]