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510. Francesco Sforza al papa 1451 marzo 27 Milano

Francesco Sforza supplica il papa di intervrenire perché il novarese Icardo da Nibia, commendatario della commendaria di San Guglielmo di Novara, non sia molestato da alcuni membri dell'ordine di San Giovanni Gerosolomitano, perché non intende acconsentire al cambio (da lui ritenuto dannoso) di alcune proprietà della commendaria.

Domino pape.
Segondo intendo, voriano alcuni della religione de san Giohanne Ierosolimitano che miser Icardo da Nibia, mio citadino novarese et commadario della commandaria de San Guglielmo della dicta citade de Novaria, della predicta religione, consentisse a certo cambio de alcune proprietate de essa commandaria pertinente, et perché luy non adherisse alla oppinione loro, parendogli ch'el consentire saria in preiuditio evidentissimo della dicta commandaria et in charicho della sua conscientia, gli sonno facte contra alcune novitate et continuamente è stimulato o per uno modo o per uno altro per strengerlo a consentire al dicto cambio, segondo la vostra sanctità più largamente intenderà per la supplicatione sua. Pertanto parendone ch'el dessiderio quale ha de megliorare la condetione della chiesia a lui commessa, debia essere adiutato et favorito, et essendo luy mio citadino como è, lo ricomando divotamente ala vostra beatitudine et a quella supplico se dengna [ 120r] fare sopra la supplicatione sua provisione tale, che non sia gravato contra ongni debito a consentire al dicto cambio, nì etiandio gli sia facta alcuna altra indebita molestia, imo a rasone sia adiutato et favorito, avisando la beatitudine vostra ch'el non dimanda, né vole se non rasone et non volendo altro, so certissimo che la vostra santità per sua clementia gli ni compiacerà assay voluntera. Ali pedi della quale humilmente me ricommando. Data Mediolani, xxvii martii 1451.
Eiusdem paterne sanctitatis vestre devotissimus filius et servitor Franciscus Sfortia Vicecomes, dux Mediolani, et cetera.
Cichus.