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824. Francesco Sforza al podestà di Lecco 1451 maggio 25 Milano

Francesco Sforza informa il podestà di Lecco di avere concesso la grazia e la restituzione dei beni a dei cittadini, ma vietando loro di continuare ad abitare a Lecco.

[ 184v] Potestati Leuci
Havendo noy già bono tempo passato concessi li beni mobili et inmobili de Vannino et fratelli de Bellingardi, Isacho da Madio, Antonio de Gazari et fratello suo Vannotto et fratelli de Merlini, Filippino et fratelli de Caretoni, Gasparro Isach Carlo de Caramacii, Iohanne de Tavolta et Petro de Boldizoni, tutti de quella nostra terra de Lecho, ad Iacomo Lungo et ad Antonio da Bonanome, pur de quella nostra terra, per casone de cose per li sopradicti agitate et praticate contra quella nostra terra de Lecho et stato nostro, et al presente essendosse li sopradicti Vannino, Isach, et cetera, chiamatossi in colpa del fallo per loro comesso et cum grande instantia domandatone gratia et misericordia che gli vogliamo perdonargli, et cossì gli habiamo liberamente perdonato dal canto nostro. Et havendo noy recerchato ad li dicti Iacomo Longo et Antonio de Bonanome che volessero stare contenti rendere li bene loro mobile et inmobili alli sopradicti sono remasti contentissimi renderli ogni cosa del loro liberamente et de bona voglia. Per la quale cosa volimo et cossì per la presente te commandiamo che tu vogli mettere alla possessione et tenuta deli loro beni mobili et immobili li dicti Vannino et fratelli, Isach de Madio, Antonio de Gazari et suo fratello et tutti li altri nominati ut supra, cum tutte quelle solemnitate et acti che se recercha in tali cosa, portandote cum ogni persona tanto discretamente in questo facto per modo che la cosa con bono amore et accordio de ogni persona habia loco et bono effecto. Et se nissuna altra persona havesse de beni mobili et immobili delli sopradicti, volimo che gli li faci rendere liberamente; et faray fare uno commandamento vel chrida che non sia persona alchuna che arisa né presumma fare damno né molestia alchuna alli beni deli dicti ut supra, per quanto hanno ad caro la gratia nostra, dechiarandote imperò che noy gli havemo facto la gratia delli dicti beni, ma non volimo che loro per adesso passano né debiano venire ad stare né praticare in quella nostra terra per quanto hanno ad caro la vita loro. Siché te ne advisamo ad ciò che tu sei informato del tutto. Mediolani, die xxv maii 1451.
Cichus.