Sedia-scala

Salimbeni, Sebastiano

Sedia-scala

Descrizione

Denominazione: Scalascranna

Autore: Salimbeni, Sebastiano (notizie sec. XIX primo quarto), inventore

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1828 - ante 1829

Tipologia: arredi e suppellettili

Materia e tecnica: legno di noce/ sagomatura; paglia/ intreccio

Misure: 50 cm x 50 cm x 100 cm

Descrizione: Sedia che diventa scala realizzata in legno di noce. Gambe tronco-piramidali leggermente arrotondate in prossimità del piede. Sinuosa testa di cigno come elegante elemento di raccordo tra il sedile in paglia intrecciata e i braccioli lievemente arretrati. Schienale "a giorno" leggermente arcuato attraversato da una sbarretta.

Notizie storico-critiche: La sedia in esame, detta anche 'scalascranna', è un esemplare in "stile Impero" costruito, probabilmente da una bottega locale, all'inizio dell'Ottocento su progetto dell'architetto dilettante Sebastiano Salimbeni, nipote del conte Tadini, a cui commissionò anche i disegni della cappella gentilizia (edificata tra il 1820 e il 1821) e del palazzo ora sede dell'Accademia (in cui lavori iniziarono nel 1821 e terminarono nel 1826). La struttura leggera, i sostegni tronco-piramidali leggermente arrotondati in prossimità del piede e l'uso, come elemento di raccordo tra sedile e bracciolo, di motivi ornamentali quali teste di cigno riprese dal repertorio classico, confermano la datazione. Della sedia, progettata appositamente per la biblioteca, è conservato un esemplare più semplice a Modena. Può essere aperta e trasformata in scala per la presa dei libri collocati sugli scaffali più alti delle librerie che arredano la biblioteca.
A. Civai

Il modello della "Scalascranna", così definito dal conte Luigi Tadini, fu elaborato da Sebastiano Salimbeni per la biblioteca del palazzo di famiglia a Nonantola (l'esemplare è ancora conservato: cfr. Tavernari, Guerra 2012, p. 29). Nel 1827 fu elaborato un secondo esemplare per un amico milanese, che lo ribattezzò "scranna Salimbeniana" in omaggio alla geniale idea del suo inventore (Piccinni 2001). Infine, l'esemplare per il conte Tadini - probabilmente realizzato da un artigiano locale che trasse ispirazione dai modelli di arredo presenti nel palazzo per i dettagli di maggior raffinatezza, quali i cigni - si data al 1828, cone conferma una lettera di Filippo Salimbeni al conte Tadini.
M. Albertario

Collocazione

Lovere (BG), Accademia di Belle Arti Tadini. Galleria dell'Accademia

Credits

Compilazione: Civai, Alessandra (2012); Fracassetti, Lisa (2012)

Aggiornamento: Albertario, Marco (2013); Albertario, Marco (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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