Regio economato (sec. XVI - 1786)

Altre denominazioni:
Economato regio apostolico

Sede: Milano

Tipologia ente: preunitari

Progetto: Archivio di Stato di Milano: Anagrafe degli archivi (guida on-line)

Magistratura d'impianto già visconteo, riorganizzata in epoca sforzesca, allora nota col nome di "Economato dei benefici vacanti".
Aveva quale compito l'amministrazione della materia beneficiaria, riguardante cioè i benefici ecclesiastici (curati, prebende canonicali, commende, vescovati etc.) sia attivi che vacanti, sui quali i signori e duchi milanesi avevano sempre desiderato mantenere uno stretto controllo, specialmente riguardo alla loro assegnazione da parte della Curia romana.
Nel 1529 nell'ufficio furono fatte convergere sia la collazione pontificia che la nomina regia (ovvero la nomina del titolare del beneficio da parte sia del papa sia del sovrano laico). Nacque così l'"Economato regio-apostolico", che durò per tutta l'età spagnola ed austriaca sino alle riforme di Giuseppe II.
L'ufficio dell'Economato era sotto la diretta sorveglianza di due senatori responsabili, in quanto al Senato competeva la parte deliberativa, e all'ufficio quella esecutiva. A capo stava l'Economo generale, cui erano subordinati un cancelliere, un ragioniere, un ingegnere ed un cassiere.
Le attribuzioni dell'ufficio sono elencate in una regia istruzione del 1641, che rimarrà valida sino all'epoca teresiana, ed è così riportata dal Piccardo: "L'economo doveva prender possesso di tutti i benefici vacanti, tanto di collazione degli ordinari che della Santa Sede ed amministrarli; concedeva o negava il placet ai provvisti di benefici e conferiva su quelli concessi direttamente dal Re; rivedeva le bolle, i brevi e i decreti della Curia romana onde concedere loro l'exequatur. Il cancelliere, che era sempre notaio, rogava gli istromenti delle apprensioni e de' successivi rilasci di possesso, teneva i registri de' placiti, degli exequatur e degli atti di giurisdizione contenziosa. Al ragioniere spettavano i conti coi fittabili, massari e debitori dei vacanti; all'ingegnere le visite e la perizia dei miglioramenti e delle deteriorazioni; al cassiere la custodia dei depositi economali. Spettava ai subeconomi la denuncia delle morti dei beneficiati, l'amministrazione de' vacanti nelle rispettive province, sotto gli ordini dell'economo generale (...)" (PICCARDO, L'Archivio del Regio Economato, pp. 290 - 291).
Nel 1765 l'imperatrice Maria Teresa avocò a sé parte delle competenze in materia di economato, che in precedenza erano prerogativa del Senato, e le affidò ad una giunta detta "Giunta economale".
Questa, secondo un dispaccio regio del 23 giugno 1768 ancora citato dal Piccardo, "oltre che avere giurisdizione esclusiva ed inappellabile per l'esecuzione di qualsiasi legge, ordinanza e provvidenza governativa concernente il r. exequatur su tutte le carte e spedizioni provenienti da Roma, per la materia beneficiaria, per l'esecuzione delle leggi, decreti e deroghe d'ammortizzazione, aveva anche l'obbligo di sorvegliare sulla disciplina del clero, tanto secolare che regolare, e di provvedere alla soppressione di quelle comunità religiose che, per mancanza di mezzi economici, per interni disordini o per altre ragioni qualsiasi, fossero dal Governo ritenute di danno morale alla popolazione ed al prestigio religioso. Doveva pure esercitare il suo controllo sull'amministrazione de' luoghi pii, degli ospedali, delle confraternite e delle chiese parrocchiali; e siccome i ministri della Giunta non potevano da soli soddisfare a questi obblighi, specialmente nelle provincie, avevano facoltà di servirsi dell'opera delle autorità locali. (...)".(PICCARDO, L'Archivio del R. Economato, pp. 297 - 298). Al Senato rimase unicamente il contenzioso in materia, mentre coll'erezione della Giunta l'Economo acquistò maggiore importanza e, di conseguenza, anche l'ufficio dell'Economato, che continuò a funzionare praticamente immutato.
Nel 1786 la Giunta economale cessò d'esistere, dando luogo ad una "Commissione ecclesiastica" all'interno del Consiglio di Governo nuovamente creato con decreto imperiale. Stando al Piccardo "ad essa, oltre agli affari già di pertinenza dell'ufficio dell'Economato e della Giunta, fatta eccezione de' giudiziari, spettavano ancora quelli del cessato Magistrato degli Studi, donde oltrechè ecclesiastica dicevasi anche degli Studi'" (PICCARDO, L'Archivio del Regio Economato, p. 305). La ragioneria ecclesiastica e quella delle pie fondazioni, prima di pertinenza della Giunta, passarono alla Camera dei Conti. Nel 1791 il Consiglio di Governo fu soppresso in favore del Magistrato politico camerale, e la Commissione ecclesiastica passò a far parte di quest'ultimo.
Sul Regio Economato si veda da ultimo il contributo di Giorgio Dell'Oro, "Il Regio Economato di Milano: uno strumento di difesa e di controllo delle frontiere interne ed esterne", in "Alle frontiere della Lombardia. politica, guerra e religione nell'età moderna", a cura di Claudio Donati, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 123 - 150.

Bibliografia
- ANSANI, La provvista dei benefici, 28 sg. = ANSANI, M., La provvista dei benefici (1450 - 1466). Strumenti e limiti dell'intervento ducale, in Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di Roma. Strutture e pratiche beneficiarie nel ducato di Milano (1450 - 1535), a cura di G. CHITTOLINI, Napoli 1989, pp. 1 - 114
- DELL'ORO, Regio Economato di Milano = DELL'ORO, G., Il Regio Economato di Milano: uno strumento di difesa e di controllo delle frontiere interne ed esterne, in Alle frontiere della Lombardia. Politica, guerra e religione nell'età moderna, a cura di C. DONATI, Milano, Franco Angeli, 2006, pp. 123 - 150.
- PICCARDO, L'Archivio del Regio Economato = PICCARDO, A., L'Archivio del Regio Economato in Milano, in Archivi e archivisti milanesi. Scritti a cura di A.R. NATALE, vol. I, Milano 1975, pp. 281 - 308

Compilatori
prima redazione: Saita Eleonora, archivista (1999/06/29)
revisione: Gamba Ermis, archivista (2005)