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835. Francesco Sforza a Tommaso Tebaldi da Bologna 1453 febbraio 22 Milano

Francesco Sforza vuole che Tommaso Tebaldi da Bologna, luogotenente di Como, preso atto della vertenza esistente fra l'uomo d'arme ducale Abbondio Paravicini e i suoi fratelli, faccia in modo che tra i litiganti si venga a un accordo. Se ciò non fosse possibile, provveda che tra loro si giunga a un compromesso a norma degli statuti e decreti di quella città.

Tome de Bononia, locumtenenti Cumarum.
Abundio (a) da Paravicino, nostro homo d'arme dilecto, ha differentia con li suoi fratelli, secondo che se fa mentione in la supplicatione introclusa, dela qualle attesa la continentia, perché la differentia è inter fratres et non merita essere deducata per longheza di tempo né per litigii, ali quali non poteria intendere Abondio, essendo occupato neli servitii nostri, como è, siamo contenti et commetemoti habii da ti le parte et veda omnino de concordale insieme. Quod, ubi fieri non possit, provede che fra le parte se facia lo compromisso, secondo la forma e disposicione deli statuti et decreti di quella nostra cità, siché essa controversia, senza litigio alcuno, longheza de tempo e con quanto celeriore expeditione fieri poterit, habia debito fine. Mediolani, xxii februarii 1453.


(a) In A Habundio con h depennata.