Archivi e paesaggi partecipati

La partecipazione all’iniziativa è stata consistente: oltre 300 cittadini hanno percorso la regione per fotografare una o più effigi di santi e le loro vedute, aiutati da un vademecum per gli aspetti tecnici e da una guida all’iconografia dei santi lombardi per la “lettura” delle edicole.

Fig. 4 – Alcune pagine del vademecum che spiega come partecipare al progetto

Tale natura partecipata ha arricchito di ulteriori significati l’operazione artistica concepita da Beorchia. Censire le immagini sacre e le loro vedute ha infatti rappresentato un’esperienza di riscoperta condivisa del territorio. Ne è risultata una sorta di topografia sentimentale, culturale e storica della regione unica nel suo genere, una mappatura che in parte conserva un valore personale diverso per ciascun partecipante, in parte è divenuta patrimonio collettivo.

Il primo risultato del progetto è stato, in effetti, una mappa vera e propria, formatasi gradualmente durante l’estate del 2019 sulla piattaforma internet dedicata. Qui, infatti, i partecipanti caricavano le proprie fotografie, corredate da titolo di loro scelta, luogo di scatto e coordinate GPS. Era predisposto anche un campo “note” dove inserire un testo a piacere: molte sono state le impressioni e gli appunti condivisi dai cittadini.

Complessivamente il paesaggio lombardo risulta documentato nella sua varietà, ma il “censimento” realizzato, proprio per la natura volontaria della partecipazione e la libertà nella scelta delle zone da esplorare, resta asistematico, sostanzialmente casuale, contrastando così con l’ambizione di conoscenza perfetta o rigorosamente organizzata implicita nel concetto di archivio e catalogo.

Fig. 5 – Screen delle mappe interattive risultato del “censimento” delle cappelle: la prima versione formatasi sulla piattaforma messa a disposizione da Rete Civica e la mappa finale

La natura degli scatti, inoltre, decostruisce l’idea comune, classica di paesaggio: le vedute realizzate a partire dallo sguardo dei santi, riunite insieme, mostrano la varietà estrema della Lombardia, danno dignità di luogo e di parte del paesaggio anche a vedute “cieche” di muri, terrapieni, cortili e a quelle, non rare, di aree abbandonate o in trasformazione, tutte tradizionalmente concepite come anti-vedute, luoghi da ignorare. Ne risultano un invito al viaggio e un immaginario paesaggistico nuovi, che disattendono i radicati modelli selettivi e idealizzanti legati al turismo e alla produzione fotografica ad esso connessa.

Fig. 6 – Alcune delle “anti-vedute” osservate da vari santi nelle loro cappelle. 

Fig. 7 – Alcune vedute più amene e classiche che si godono da altre cappelle lombarde

Ultimo aggiornamento: 14 Settembre 2022 [Anna Grazia Pompa]