Il ritorno a casa

Emergono spesso tra le righe del diario pur da questo osservatorio minimo, le debolezze che renderanno vana la superiorità piemontese verso la fine della guerra: le deficienze di comando e di organizzazione, la sfiducia nei capi e il perdurare del problema di sempre, il vero tarlo dell’esercito: la crisi dei viveri. *Tappa undecima* *Da Governolo a San Benedetto (27, 28, 29 luglio)*

"Viaggio da S. Benedetto a Stradella; per Brescello, Parma e Piacenza"

Sulla strada del ritorno Genebardo annota e disegna con grande precisione. Ha osservato e descritto con precisione da bravo studente paesaggi, monumenti, edifici civili e religiosi. Un esempio che ritroviamo in una stampa contemporanea: bq. L’ardito ponte sul Taro è opera decretata da Maria Teresa Sovrana nei Ducati incominciato nel 1816 con disegno del parmigiano Antonio Cocconcelli Ing.… L’insieme di questo superbo ponte armonica unione di marmi e mattoni è sorprendente. Le sue dimensioni sono Lunghezza mt. 565.50 Larghezza tra parapetti m 8: questi sono guarniti di creta di pietra parmigiana; e lungh’essi s’elleva sull’impalcato per m 0.35 un marciapiede largo m 1.

Anonimo sec. XIX, Il ponte sul Taro, Parma, Museo Glauco Lombardi, inv. 949

Anonimo sec. XIX, Il ponte sul Taro, Parma, Museo Glauco Lombardi, inv. 949

*Tappa Ventesimaterza* *Da Stradella alla Cava* *(15 agosto)* Più di metà del corpo - quel “corpo pensante che molti adombrava” - si sfalda, di nascosto molti se ne vanno prima dell’alba. bq. Il colonnello pingendoci il nostro triste avvenire probabilmente attendeva la totale soluzione volontaria del corpo pensante che molti adombrava: ma esso non avvenne. Allora nessuno si mosse: ma la mattino moltissimi mancarono. Non so se il numero dei rimasti toccasse ai 5 o 600. *Ritorno in patria da Vercelli a Lodi* *(20 al 23 agosto)* bq. …quella vita sì fertile di speranze e disinganni.

Lodi, Via Fissiraga: Archivio storico comunale e casa della famiglia Crociolani

Lodi, Via Fissiraga: Archivio storico comunale e casa della famiglia Crociolani

Genebardo lascia in custodia fucile sacco e giberna al conduttore dell’albergo ‘all’insegna del Cappello’ convincendosi di una breve assenza; saluta l’amico commilitone assicurandolo di un ritorno che aspetterà invano. Dopo altre miglia la sera Genebardo arriva nella casa paterna non prima di essere passato a dalla casa della famiglia B., quella della ragazza a cui aveva chiesto una promessa. Dai suoi: _Assai freddamente fui accolto… per molti giorni mi lasciarono a dormire su semplice materasso steso sulla nuda terra: la mia stanza era occupata dal fratello né si pensava ad allestirne altra. Tale stato di cose durò alquanto…_ probabilmente le preoccupazioni per la fuga e l’arruolamento hanno lasciato il segno in famiglia e il rientro va in qualche modo scontato. Non ritorna vincitore e l’accoglienza che riceve equivale a una punizione e a un rimprovero: _una profonda ferita che certo il tempo non varrà a rimarginare_. Si conclude così senza fanfare l’avventura di Genebardo che anche in questo caso non si lascia andare a molti commenti. Diventerà un buon cittadino attento alla vita culturale e politica del suo mondo e del suo paese, alla cui costruzione ha partecipato con gli amici di sempre marciando sulle strade lombarde nella primavera dell’anno che ne ha cambiato la sorte futura, il 1848.